Lavoro, il Valdarno fa ‘da scuola’ alla Toscana: firmato il Protocollo per l’occupazione

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Dalla vicenda Bekaert nasce un accordo per il reinserimento lavorativo tra la Regione Toscana, i 14 Comuni del Valdarno e della Valdisieve e le parti sociali

Un ‘Accordo’ per arginare le conseguenze di una delle più gravi vertenze dell’ultimo decennio, quella della Bekaert, che sigla anche un ‘modello’ di gestione delle crisi da esportare oltre il Valdarno, anche in altri territori della Toscana. E’ quello firmato oggi dalla Regione, protagonista con Eugenio Giani, l’assessora al lavoro Alessandra Nardini, il consigliere per lavoro e crisi aziendali del presidente, Valerio Fabiani; i 14 Comuni dell’area, significativamente insieme anche se appartenenti a due province diverse (Valdarno Fiorentino e Aretino), per i quali ha fatto da portavoce la sindaca di Figline e Incisa, Giulia Mugnai;  le parti sociali, ovvero Cgil, Cisl, Uil, Confesercenti, Legacoop, Confcooperative Toscana Nord, Confindustria, Cna.

Durante l’incontro convocato nella sala delle Esposizioni e  guidato dal capo di gabinetto Paolo Tedeschi, tutti hanno raccontato un pezzo della storia di quella ferita ancora aperta nel cuore del Valdarno; e tutti hanno testimoniato la fatica che ha unito l’intero territorio nel ‘gioco di squadra’ riconosciuto innanzitutto da Eugenio Giani, che ha parlato del Patto per il lavoro del Valdarno come “un modello che possiamo riprendere per tante altre realtà territoriali”. 

Il presidente ha parlato di “una bella iniziativa che ha visto il nostro Dipartimento sul lavoro e l’assessora regionale riuscire a legare categorie economiche, rappresentanti sindacali e sindaci del Valdarno fiorentino e aretino, così da creare una macro area come prospettiva di reinserimento nel mondo del lavoro per chi ha vissuto la chiusura dell’azienda”.  Il presidente ha richiamato alcuni dei momenti significativi nella vicenda Bekaert: dalla ricollocazione di 60 lavoratori alla Laika all’inserimento individuale e progressivo nel tessuto economico dell’area, fino al “lavoro condotto da Arti, la nostra Agenzia che regola e disciplina i Centri per l’impiego”. Un lavoro secondo il presidente davvero necessario: “In Valdarno ci sono situazioni di crisi, penso alla Fimer, ma ci sono anche prospettive, come nel caso della meccanica farmaceutica e oculistica, proprio in questi giorni ero a inaugurare un nuovo stabilimento a San Giovanni”. Il fatto di avere un gioco di squadra tra istituzioni, rappresentanze di categoria e sindacati permette di fronteggiare al meglio la fuoriuscita dei lavoratori dal ciclo occupazionale e di operare per la loro riimmissione, la Regione mette anche risorse per l’orientamento e la formazione”.   

La Toscana sperimenta in effetti un nuovo approccio e innesta la ‘concertazione locale’ nella comunità territoriale, considerata vero perno per fronteggiare le emergenze del lavoro. Gli ambiti privilegiati di azione sono l’esplicita individuazione del capitale umano e il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Fondamentale in quest’ottica è la costituzione di un canale informativo coordinato da Arti per raccogliere le opportunità occupazionali dal territorio a cui dare tempestiva risposta, anche mobilitando alcuni strumenti pubblici quali, tra gli altri, l’avviso pubblico per l’assegnazione di contributi ai datori di lavoro privati che assumono lavoratori interessati da licenziamenti collegati a crisi; l’avviso pubblico per l’assegnazione di voucher individuali ai lavoratori a copertura delle spese di trasporto; il rifinanziamento e la proroga dei bandi per l’erogazione di voucher Formativi individuali o per la presentazione da parte delle imprese di progetti per la Formazione continua per l’aggiornamento e la riqualificazione professionale.

“Era un impegno preso con i lavoratori  ma soprattutto un dovere essere presenti questa mattina con la Regione Toscana, insieme Sindaci del Valdarno Fiorentino e Aretino, Associazioni Datoriali e Sindacati per la firma di questo importante protocollo - ha dichiarato Piero Giunti, sindaco del comune di Reggello - Questa firma non è un gesto celebrativo, ma rappresenta il metodo di lavoro di un inizio di un percorso  che permette a un territorio, che ha subito una profonda ferita sociale, di  incrociare i bisogni e accorciare le distanze fra la domanda e  l’offerta”.

 

Fonte: Ufficio Stampa Regione Toscana